30 luglio 2014

La necessaria parola, di Met Sambiase




La necessaria parola
di Met Sambiase

Misuriamo il benessere occidentale con i grammi dei silenzi
le porte chiuse dietro le bare che si portano a spalla
le declamazioni di coprifuochi lontani
quanto le storie di guerra della tua vecchia nonna che mangiava le bucce di patate
e proteggeva suo cugino disertore nel sottoscala della cucina
aspettando che si liberasse l’aria, l’unico elemento che respira per tutti

abbiamo finito ora di raccogliere l’umanità
contando i profitti variabili delle vendite di  Kalašnikov
che si costruiscono in perfette fabbriche sterilizzate con il ferro e il fuoco
benedizione di tutte le guerre giuste e sante
qui lo dirai - quando tornerai a parlare -
che è solo il male che arriva dappertutto
e non puoi parlare di cose che non conosci
e non hai mai visto i martiri
ma i santi li conosci negli affreschi della chiesa
le figurine di presepi malsicuri s’incarnano ammassandosi
in Palestina o in Kossovo
s’inginocchiano per vivere appena
negli affamati che non ritorneranno più in terra
e negli ostaggi, nei bersagli mobili
fra gli stati canaglia e quelli conigli,
lo spread della distruzione di massa
lo stupro etnico,  la nuova collezione della razza perfetta

la razza umana è il tuo parente povero
la nutria dei fiumi, il passo delle diaspore dietro i monti
il putiferio dei demoni, il vicino che parte di notte
i materassi gettati nei pavimenti di vecchie scuole, la durezza del giudizio
l’organismo perfetto dell’inverno,
qui o in luoghi mai visitati  le storie scoppiano uomini
fin quando non ti concederai di parlare

26 luglio 2014

être /ange, di Paola Nasti



être /ange
(selon J.Lacan)
di Paola Nasti


Non tutta,
 non ancora,
non più.
Mi superi
e non mi raggiungi,
nel mentre
mi colmo di vento,
divento tutta
fuggendo. 

Donne, grammatica e media, di Cecilia Robustelli

Nel telegiornale di ieri, (al 16',30 -non riesco a esptrapolare la parte che interessa) (link rimosso) un servizio molto interessante circa il sessismo linguistico (già considerato dagli anni ottanta con molteplici pubblicazioni), a proposito di una pubblicazione di Cecilia Robustelli, dell'Università di Moidena: "Donne, grammatica e media".
Non so bene di cosa si tratti (nella libreria Feltrinelli di Modena non c'è ancora), ma è evidente che la nostra proposta di fondare il termine "umafeminità" dovrebbe rientrare appieno in questo progetto.
Anzi sarebbe il passaggio successivo, il primo, fondamentale, nella modifica dei nomi collettivi...

Umafeminità: qualità propria dell'uomo e della donna - natura dell'uomo e della donna.

ALTRO MATERIALE sullo stesso argomento (Laura Boldrini alla Camera e Cecilia Robustelli a "Detto fra noi")
http://www.comunitaitalofona.org/dl/portali/site/articolo/ContentItem-77afb3c9-a95b-4747-b3b4-dad3e3639050.html





25 luglio 2014

Mi scanso e Orfeo e Euridice, di Lucianna Argentino



Mi scanso
di Lucianna Argentino

Mi scanso, mi scosto
faccio posto a quanto di me chiedete,
sgombro il tavolo
butto giù libri e quaderni.
Metto su una tovaglia di pizzo
e un vaso di fiori:
cose normali, ordinarie
e metto a tacere anche Dio
se volete.

Orfeo e Euridice
di Lucianna Argentino

Che importa ormai sapere
se c'è o non c'è più tempo
per placare l'impazienza di Orfeo
se sono io – Euridice – a voltargli le spalle
a non volerlo seguire?

24 luglio 2014

la mia ribellione è vivere, di Arinda Ojeda Aravena



la mia ribellione è vivere
di Arinda Ojeda Aravena (prigioniera politica cilena)
(introduzione al libro di poesie “La mia ribellione è vivere” scritto in carcere)

Scrivere è avere uno spazio di libertà.
Lo vado conquistando a mano a mano che le parole
Scivolano attraverso la matita.
Scrivendo posso vivere illimitatamente ciò che mi è limitato.
Posso trasformare in qualcosa di concreto i sogni che mi sono negati.
Le mie righe, i miei versi, sono vissuti, diretti e semplici.
Sono sognatori, magici e vagabondi.
Sono il riflesso della mia realtà e della mia fantasia.
Scrivere è anche una forma di ribellione,
perché non accetto che la libertà
possa essermi strappata in modo totale.
Sono libere le mie idee e i miei sentimenti.
Sono libera nel sentire e nel mio pensare.
E un modo di esercitare questa libertà, è scrivere.
Le mie parole forse non gridano ribellione,
esse non contengono in se stesse, la mia ribellione.
Vivere è sinonimo di amare e lottare.
In qualsiasi luogo, in qualsiasi condizione,
vivrò se sono capace di amare, s sono capace di lottare.
Per questo scrivo, perché la mia ribellione è vivere.

E comunque qui il mondo è tutto da rifare, di Donatella D'Angelo



E comunque qui il mondo è tutto da rifare
di Donatella D'Angelo


E lo dico a quelli che non alzano mai il naso al cielo, quelli che la rabbia è la loro guida, tra una bestemmia e una sberla, han sempre ragione loro. Quelli che ti tengono in una scatola perché hanno paura che tu possa guardare un po’ più in là. A quelli che non si sono mai allontanati dal proprio ombelico, mai abbastanza da guardarsi dritto negli occhi.

Lo dico a quelli che vivono solo entro i confini delle definizioni, che non osservano, che fanno della vita un catalogo di luoghi comuni. Che non si fanno domande, non si mettono in discussione, che comunque vada c’è sempre una porta da chiudere, una finestra da sbattere. E tanto a sbagliare è sempre l’altro.

Alle donne che imbracciano gelosia e invidia come un fucile di precisione, agli uomini lupo che non sanno fare l’amore, nemmeno a offrirgli la carne sul palmo della mano. A quelli che il corpo è peccato, e l’amore un romanzo. Quelli che il sentimento è una voce sul dizionario.

A quelli che hanno il senso di libertà vasto come il loro giardino, coi nanetti in bella vista e Biancaneve un po’ più in là. E il cancello elettrificato. Quelli che i limiti non si superano. Mai. Che normalità è la parola d’ordine e diversità una minaccia.

Quelli che non hanno idea di cosa sia l’Inferno, ma parlano di Paradiso. Che il dolore lo prendono freddo, dalla tv, con due cucchiaini di zucchero. Che con un poco di zucchero la pillola va giù. E vissero tutti felici e contenti.

Lo dico a quelli che non sanno avvicinarsi alla terra, alle origini, che l’anima ha un prezzo ed è deperibile. Che di naturale non hanno nulla. Nemmeno l’istinto.

Quelli che si aspettano che sia Dio a risolvere i problemi o il Principe Azzurro o il vicino di casa. Che la responsabilità è una malattia e la consapevolezza una barzelletta. Che stringi stringi tutto perde significato, anche le parole. Anche le mie.


(Donatella D’Angelo ©2013)