13 novembre 2014
Umafeminità. Cento poet* per un'innovazione linguistico-etica, in uscita nelle librerie
E' in uscita nelle librerie
Umafeminità. Cento poet* per un'innovazione linguistico-etica
a cura di Nadia Cavalera
Edizioni Joker, € 13,00
Per gli ordini:
ordini@edizionijoker.com
10 novembre 2014
Maria Pawlikowska-Jasnorzewska, Donna-Icaro e Una vecchia, traduzione di Anna Śnieżyńska
Qualche parola in merito ad un possibile nome polacco per
il progetto “Uma-fem-inità”
In polacco risulta difficile coniare un’espressione
simile. Ora lo spiego.
“umanità” = “ludzkość”/“człowieczeństwo”;
“ludzkość” è un termine neutro, significa il complesso di
uomini e donne, ma anche la natura umana, ovvero le qualità del genere umano; “człowieczeństwo”
= la natura umana; tutte quelle qualità proprie dell’uomo
“uomo”= “człowiek”/“mężczyzna”
“człowiek” (“ludzie” al plurale) = termine neutro che
indica o un uomo o una donna, senza distinzione di sesso
“mężczyzna” (“mężczyźni” al plurale) = uomo = essere
umano di sesso maschile
“kobieta” = donna = essere umano di sesso femminile;
“kobieta” (“człowiek”) + “mężczyzna”( “człowiek”) =
“ludzie” (“uomini”) , termine a parte, di una radice diversa, che ingloba
entrambi i sessi
Si vede che noi polacchi siamo proprio neutri per quanto
riguarda il termine per indicare la specie umana: etimologicamente non viene
dalla parola “uomo” nel senso biologico, non ha una matrice
linguistica maschile come in italiano, per cui secondo il mio modesto
parere risulta impossibile creare il neologismo che interessi il progetto
“Umafeminità”.
Ciò nonostante, approvando l'idea di cambiare il vostro "umanità" (troppo legato nell'origine al termine "uomo") in "umafeminità" (rispettoso della donna),
propongo due poesie della mia poetessa
polacca preferita che visse nella prima metà del XX secolo, Maria Pawlikowska-Jasnorzewska, che
fu una Donna consapevole dei propri pregi, colma di sensibilità unica e di
desideri di cui non si vergognava mai.
Kobieta-Ikar
Kobieta-Ikar leci dłużej, bo jest lżejsza.
Powietrze ją unosi i wiatr ją chwyta pod ramię.
Wzlatuje bez nadziei, uśmiechnięta jak gejsza -
po czym spada tak ciężko
jak kamień. |
Donna-Icaro
Donna-Icaro vola più a lungo perché non pesa niente.
L’aria la solleva e il vento per il braccio l’afferra.
S’innalza disperata, come una geisha sorridente -
e poi come una pietra
cade di piombo
a terra.
|
Stara kobieta
Zmęczona, ledwie idzie,
na kiju się opiera,
przejechana przez życie
jak przez złego szofera.
Oblicze jej pocięte
jak gdyby ostrym mieczem,
wśród naszych młodych twarzy
zawiewa średniowieczem.
Jest złamana, pogięta,
pocięta, poorana,
i tylko jej kobiecość
to zagojona rana.
|
Una Vecchia
Stanca, cammina a stento,
si sostiene con un bastone,
travolta dalla vita,
come un pirata travolge un pedone.
Il suo volto solcato
pare opera di un tagliente pugnale,
tra i nostri volti giovani
ha qualcosa di medievale.
È distrutta, storta,
solcata, scavata,
e solo la sua femminilità
è una ferita cicatrizzata.
|
03 novembre 2014
Ogni parola vola, di Antonella Barina
OGNI PAROLA VOLA
(Venezia 2011, alle amiche, in occasione
del Ventennale del
Patto
per un
uso non sessista della lingua italiana, Venezia 1991)
Sindaca, dissi senza conoscerla,
grata
immaginandola per l’atto mio
di dirla
donna e non deluderla
attribuendole
genere incoerente.
Meno grata
mi fu sul principio
l’assessora,
ma fui intransigente.
E declinando
il femminile misi
anche il
‘la’ davanti a presidente.
Semplice
invece fu l’operatrice,
termine di
felice e nuovo conio,
ma forse fui
un po’ imprudente
la volta che
coniai procuratrice.
Difficoltà
non c’era per l’attrice,
ma, a dir ministra
il ministro, fu
davvero da
sudar sette camice.
E il desk
non m’affidarono mai più.
Amica mia!
Sai che dispiacere!
Neologismi
creando da mane
a sera,
trasformai l’ingegnere
in una
brillantissima ingegnera.
Noia mortale
delle quattro mura
mi portò a
impratichirmi del vezzo:
senza paura
andavo trasformando
quel mio
grezzo misogino presente
in futuro di
donna. Anzi: futura.
Battezzai avvocata
l’avvocato,
ed avvocato
l’avvocata trans
che se pure
aveva cambiato sesso
avvocato
restava per revanche.
Folli
universi crea la distonia
del
linguaggio calatoci dall’alto,
quando ‘il’
giudice si mette in malattia
perché da
doglie vien preso d’assalto.
16 17
Se tu noti,
non c’è mai difficoltà
a chiamare
una donna lavandaia
e neppure in
fondo, se è in galera,
a declinar
giostraio con giostraia.
Su tutti c’è
un caso che fa scuola
praticando
la lingua egualitaria
ed è quando
incontri la parola
di uso
comune: segretaria.
Nel caso che
il soggetto nominato
non sotto,
ma al vertice sia posto
dir
‘segretaria’ pare un gran reato:
chiamarla
‘segretario’ sarà imposto.
Allora ti
accorgi con stupore
di vivere
una favola maligna
dove tra
escort che fan gran clamore
buono è il
patrigno, mala la matrigna.
Non badarci.
Continua a declinare
la donna
‘del’ signore con signora
e prima o
poi sentirai chiamare
al
femminile, per dottor, dottora.
Facile
sarebbe cambiare il mondo
mutando solo
l’ultima vocale,
invece di
parole un girotondo
valor di
differenza sessuale
un
giorno afferma, il giorno dopo nega,
sicut
giustizia ogni giorno annega.
A un
brindisi pertanto ora ti invito
in occasione
di questo ventennale,
che la
diritta via abbiam seguito
e di
sessismo abbiamo fatto scuola.
Ora, dimmi
tu se io davvero son
poeta, e non poetessa, creatrice
di
linguaggio, grande sacerdotessa
di parola!
Ogni parola vola.
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