30 luglio 2014

La necessaria parola, di Met Sambiase




La necessaria parola
di Met Sambiase

Misuriamo il benessere occidentale con i grammi dei silenzi
le porte chiuse dietro le bare che si portano a spalla
le declamazioni di coprifuochi lontani
quanto le storie di guerra della tua vecchia nonna che mangiava le bucce di patate
e proteggeva suo cugino disertore nel sottoscala della cucina
aspettando che si liberasse l’aria, l’unico elemento che respira per tutti

abbiamo finito ora di raccogliere l’umanità
contando i profitti variabili delle vendite di  Kalašnikov
che si costruiscono in perfette fabbriche sterilizzate con il ferro e il fuoco
benedizione di tutte le guerre giuste e sante
qui lo dirai - quando tornerai a parlare -
che è solo il male che arriva dappertutto
e non puoi parlare di cose che non conosci
e non hai mai visto i martiri
ma i santi li conosci negli affreschi della chiesa
le figurine di presepi malsicuri s’incarnano ammassandosi
in Palestina o in Kossovo
s’inginocchiano per vivere appena
negli affamati che non ritorneranno più in terra
e negli ostaggi, nei bersagli mobili
fra gli stati canaglia e quelli conigli,
lo spread della distruzione di massa
lo stupro etnico,  la nuova collezione della razza perfetta

la razza umana è il tuo parente povero
la nutria dei fiumi, il passo delle diaspore dietro i monti
il putiferio dei demoni, il vicino che parte di notte
i materassi gettati nei pavimenti di vecchie scuole, la durezza del giudizio
l’organismo perfetto dell’inverno,
qui o in luoghi mai visitati  le storie scoppiano uomini
fin quando non ti concederai di parlare