La necessaria parola
di Met Sambiase
Misuriamo
il benessere occidentale con i grammi dei silenzi
le
porte chiuse dietro le bare che si portano a spalla
le
declamazioni di coprifuochi lontani
quanto
le storie di guerra della tua vecchia nonna che mangiava le bucce di patate
e
proteggeva suo cugino disertore nel sottoscala della cucina
aspettando
che si liberasse l’aria, l’unico elemento che respira per tutti
abbiamo
finito ora di raccogliere l’umanità
contando
i profitti variabili delle vendite di Kalašnikov
che si costruiscono in perfette fabbriche sterilizzate con il
ferro e il fuoco
benedizione di tutte le guerre giuste e sante
qui lo dirai - quando tornerai a parlare -
che è solo il male che arriva dappertutto
e non puoi parlare di cose che non conosci
e non hai mai visto i martiri
ma i santi li conosci negli affreschi della chiesa
le figurine di presepi malsicuri s’incarnano ammassandosi
in Palestina o in Kossovo
s’inginocchiano per vivere appena
negli affamati che non ritorneranno più in terra
e negli ostaggi, nei bersagli mobili
fra gli stati canaglia e quelli conigli,
lo spread della distruzione di massa
lo stupro etnico, la
nuova collezione della razza perfetta
la razza umana è il tuo parente povero
la nutria dei fiumi, il passo delle diaspore dietro i monti
il putiferio dei demoni, il vicino che parte di notte
i materassi gettati nei pavimenti di vecchie scuole, la durezza
del giudizio
l’organismo perfetto dell’inverno,
qui o in luoghi mai visitati
le storie scoppiano uomini
fin quando non ti concederai di parlare
1 commento:
Grazie.
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