31 ottobre 2014
Un cielo che amava la notte, le donne, le stelle, di Giovanni Della Ragione
Giovanni Della
Ragione
Un cielo che amava la notte, le donne, le stelle
benedetta vita
benedette foglie rosa
che timide e forti
resistete all’inverno
trattenute
dall’acqua e dalla luce
degli occhi tuoi
certo domani
le tue mani saranno ancora
forti di insonnia e di terra
persiane sul mio cuore
notturno
custodi
dei sogni
e dell’azzurro nascosto tra la sabbia
qui ora
tutto si fa caldo di te
il rosa pallido del tramonto
il tuo vestito che imbianca
ogni cosa
il nome tuo
spedito in una notte d’agosto
ha fatto di me un altro
non più quello di prima
io
che son fatto dell’amor tuo.
28 ottobre 2014
La guerra trascina, di Rossana Bucci
Rossana Bucci
La guerra trascina
Voragine di dolore
corpi straziati dilaniati
schegge impazzite
all’impazzata
tu
dentro
voluto
dove non sei voluto
per altrui volere
senza sapere
senza potere
in un lampo
luce improvvisa
tuonata dentro te
NON SEI PIU’.
Morte le speranze
porti via me
morta da viva
gli occhi sbarrati
finita
incredula in continua attesa
e ancora
nella voragine
figli non nati
sogni spezzati
anima incapace
la mente distrutta
e ancora
e ancora
case distrutte
ricordi annientati
tutto da ricostruire
maniche da rimboccare
e ora
le ali dell’economia in quota
soluzione estrema
di benessere effimero!?
Ero in esilio, di Maria Pia Lotti
Ero in esilio ed esperte, mirabili
dalle
grandi ali aperte furono
le
sirene. Come figure della patria
il loro
soave canto e la lingua
madre.
Battei le strade rettilinee
sapendo
che laggiù oltre
c’era
la luce, ma la selva si
addensava
a volte come nebbia e
smarrimento.
Allora aggiusto
il
cammino, e spera la mia mente, il
cuore
rinchiuso. Solo tengo gli
abbracci
ai compagni della mia
tristezza,
e mi salva più volte
l’amore
provvisorio nel me-
riggio
rosa e il sapore fraterno
della
sera.
***
Poi
venne la notte, ritirati
I ponti
mobili in un sospetto di
assedio,
si spengono tutti i
fuochi
e basta il lattice bianco
del
pensiero. Allora il pane
scabro,
corti i passi e solo
talvolta
il dono parco di
un
verso.
***
Quando
venne il dolore, ormai
non
c’erano più germogli, la
pioggia
ha smesso di bagnare
il
campo, che fu a volte feconda
e a
volte pianto.
***
Scendono
le ginocchia fino
a
terra, il volto corrotto
tra le
mani. Afona la gola e ogni
bisbiglio
cerca di condurre
fuori
dalle ossa le croci
stanche
e il tremito
errante.
***
Quando
venne la pace, il
primo a
ritornare fu il
canto.
Cantai incredula nel
coro
della chiesa il salmo
che fu
l’alto canto distinto
della
mia giovinezza.
L’inno
saliente e perduto
trovò
una voce leggera in
fondo alle caverne. Non
era
ancora il cuore, ma fu
la voce
di Arianna fuori
dai
mostri.
***
Seconda
venne l’offerta, la casa
che si
apre forse prima del cuore
e
severa la veglia sulla mente che
guarda
vischiosa senza mani.
Allora
venne il sapore alato del
dono,
il vento leggero del tu e
riposano
i gravi, respirano le
spalle.
Ridiamo a cena con
la
tovaglia a fiori e i valigini di
verza
come la mamma.
2014
01 ottobre 2014
Conclusa l'operazione antologia "Umafeminità", riprende la pubblicazione di altri contributi sul blog
Conclusa il 30 settembre la raccolta dei testi per l'antologia, in numero paritetico (50 poete e 50 poeti), a breve riprenderà la pubblicazione su questo blog di altri autori/autrici che condividono l'iniziativa.
Per l'antologia in cartaceo ci sono i tempi editoriali.Sui quali vi terrò informati.
Per l'antologia in cartaceo ci sono i tempi editoriali.Sui quali vi terrò informati.
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