E comunque qui il
mondo è tutto da rifare
di Donatella D'Angelo
E lo dico a quelli che non alzano mai il naso al cielo,
quelli che la rabbia è la loro guida, tra una bestemmia e una sberla, han
sempre ragione loro. Quelli che ti tengono in una scatola perché hanno paura
che tu possa guardare un po’ più in là. A quelli che non si sono mai
allontanati dal proprio ombelico, mai abbastanza da guardarsi dritto negli
occhi.
Lo dico a quelli che vivono solo entro i confini delle
definizioni, che non osservano, che fanno della vita un catalogo di luoghi
comuni. Che non si fanno domande, non si mettono in discussione, che comunque
vada c’è sempre una porta da chiudere, una finestra da sbattere. E tanto a
sbagliare è sempre l’altro.
Alle donne che imbracciano gelosia e invidia come un fucile
di precisione, agli uomini lupo che non sanno fare l’amore, nemmeno a offrirgli
la carne sul palmo della mano. A quelli che il corpo è peccato, e l’amore un
romanzo. Quelli che il sentimento è una voce sul dizionario.
A quelli che hanno il senso di libertà vasto come il loro
giardino, coi nanetti in bella vista e Biancaneve un po’ più in là. E il
cancello elettrificato. Quelli che i limiti non si superano. Mai. Che normalità
è la parola d’ordine e diversità una minaccia.
Quelli che non hanno idea di cosa sia l’Inferno, ma parlano
di Paradiso. Che il dolore lo prendono freddo, dalla tv, con due cucchiaini di
zucchero. Che con un poco di zucchero la pillola va giù. E vissero tutti felici
e contenti.
Lo dico a quelli che non sanno avvicinarsi alla terra, alle
origini, che l’anima ha un prezzo ed è deperibile. Che di naturale non hanno
nulla. Nemmeno l’istinto.
Quelli che si aspettano che sia Dio a risolvere i problemi o
il Principe Azzurro o il vicino di casa. Che la responsabilità è una malattia e
la consapevolezza una barzelletta. Che stringi stringi tutto perde significato,
anche le parole. Anche le mie.
(Donatella D’Angelo ©2013)
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